Grande successo di pubblico per l’anteprima del film Inshallah A Boy

È stata una serata dedicata al cinema quella dello scorso 9 marzo al Teatro al Parco per l’anteprima nazionale di Inshallah a boy. Il film, che ha riscosso un grande successo di pubblico, racconta una storia di ribellione tutta al femminile ambientata nella Giordania dei nostri giorni. Opera prima di Amjad Al Rasheed, non era ancora mai successo nella storia che un film giordano fosse presentato al Festival di Cannes.Inshallah a boy presenta un filone giuridico, testimone di una nuova attenzione e solidarietà globale verso i diritti delle donne nei Paesi arabi.

La storia è quella di due donne: Nawal e sua figlia Nora e della lotta per riappropriarsi dei propri diritti ereditari. Il marito di Nawal muore in maniera improvvisa, senza lasciare un accordo formale sull’eredità. La legge della Sharia identifica, in questi casi, la proprietà come diritto di esclusività maschile: i beni familiari passano così al parente più prossimo, il cognato Rifqi. Nawal è inaspettatamente sola, la sua bambina è ancora piccola, lavora come badante di un’anziana signora, concilia il guadagnarsi da vivere con l’educazione della figlia.

Le pretese del cognato diventano sempre più pressanti, fino ad includere l’abitazione dove le due abitano e la custodia stessa di Nora. Nawal vede, come unica soluzione per evitare lo sfratto, quella di fingere una gravidanza per guadagnare del tempo: dare alla luce un figlio maschio risolverebbe qualsiasi problema ereditario. La donna, oltre al dolore della perdita, si imbatterà e dovrà fronteggiare una serie di situazioni pericolose. Il film apre gli occhi su quella che è, ancora oggi, la legge in Giordania ed il ruolo della donna all’interno della società nei Paesi arabi.

Subito dopo il film si è svolto un incontro tra il regista Amjad Al Rasheed e l’attrice Mouna Hawa, Filiberto Molossi, critico cinematografico e Andrea Gambetta Presidente Solares Fondazione delle Arti.

Photo Credits: Fabio Furlotti

“Questo film è un pezzo del mio cuore, spero che voi possiate connettervi con esso”, afferma il regista. La storia di Inshallah a boy è frutto di una rielaborazione, non è un lavoro puramente di fantasia. “Il film è ispirato da qualcosa che è successo nella mia famiglia, che ho vissuto e che mi ha smosso particolarmente. È ispirato dalla storia di un mio parente molto vicino.” Obiettivo del regista è quello di fornire una diversa rappresentazione della figura della donna in contesti ancora di sopruso come può essere la Giordania attuale. “Il punto principale del film è quello di domandarsi ‘Cosa succederebbe se… lei dicesse no? Una donna può dire di no?”

Altro punto di vista è quello di Mouna Hawa, interprete di Nawal. Mouna non è solo il volto di una storia impegnata, forte, di ribellione, ma è, in primis, una donna che svolge la professione di attrice in Medio Oriente.

“Per me, questo film è la storia di una donna che combatte per i suoi diritti. Io vengo da una società patriarcale e presentare questo film è parte della dimostrazione e del messaggio che voglio mandare. Vengo da una società che, oltre ad essere patriarcale, è anche oppressa. Le donne nel mio paese sono oppresse su molti fronti.  Per riassumere: questo film da voce alle donne che non hanno voce”. 

Pubblicato il: 11-03-2024